Tex #690

Il piacere di un racconto autoconclusivo



Il nuovo numero del mensile di Tex, dal titolo Le schiave del Messico, giunge in edicola dopo l'edizione speciale in tiratura limitata, presentata circa un mese fa in anteprima a Cartoomics 2018 (per intenderci, si tratta dell'albo con la copertina "doppia", con un primo foglio plastificato semitrasparente che riproduce in grande il logo dei settant'anni di Tex e che "nasconde" il disegno sottostante, realizzato da Alessandro Piccinelli). L'effetto roboante di un'edizione particolare e pregiata non è però un modo per compensare un'eventuale pochezza di idee (stratagemma fortunatamente raro in Bonelli), ma rappresenta un omaggio ai settant'anni di vita editoriale del personaggio e nonché una scusa per spingere i lettori ad accostarsi a un episodio - una volta tanto - autoconclusivo.


Negli ultimi anni le storie di Tex lunghe un solo albo sono state alquanto rare nel contesto della serie regolare, in confronto a quelle che si dipanano nell'arco di più numeri consecutivi (generalmente due). Questi episodi necessitano di alcuni accorgimenti per funzionare davvero bene, ad esempio: non bisogna divagare troppo su trame secondarie; c'è meno spazio per presentare o approfondire personaggi che non siano importanti per lo sviluppo del plot; andrebbero evitate lunghe parti introduttive e in generale elementi non pienamente funzionali e poco determinanti nell'economia del racconto (tutto questo ovviamente prevede opportune e fantasiose eccezioni, ça va sans dire).

Pasquale Ruju conferma con questo episodio di riuscire a interpretare al meglio tali concetti, applicandoli a una storia lineare, strutturalmente completa e appassionante, che non dà l'impressione di necessitare un ulteriore sviluppo rispetto alle 110 pagine concesse. Ne risulta una lettura piacevole e meno stratificata rispetto alle consuetudini, ad esempio di Mauro Boselli, curatore della testata e tra gli sceneggiatori più produttivi di Tex e della SBE in generale. Tornando a Ruju, lo sceneggiatore ha dimostrato di saper adattare bene le proprie sceneggiature in funzione dello spazio a disposizione: tenendo in considerazione le sue pubblicazioni texiane recenti, oltre alla storia doppia presentata negli albi di febbraio e marzo (abbiamo recensito il primo dei due numeri qui), l'autore ha realizzato un'altra storia ben più corposa, La grande corsa (episodio di 286 pagine disegnato da Roberto Diso, contenuto nel Maxi Tex in edicola a partire dal 4 aprile), riuscendo anche in quel caso a gestire i tempi narrativi con novetole padronanza.
Oltre ai tempi e al ritmo, l'episodio si rivela azzeccato anche per il buon equilibrio tra i vari elementi (azione, dialoghi, spiegazioni ecc.) e per la riuscita caratterizzazione dei personaggi. Va sottolineato come la storia riveli alcune similitudini con i due episodi precedenti, sempre sceneggiati da Ruju, a partire dall'utilizzo dei soli Tex e Carson, in assenza di Kit Willer e Tiger Jack, e anche per l'emergere di una figura femminile di rilievo (lì era la misteriosa Sun, qui la bella Anita), sebbene per il resto ovviamente le storie seguano percorsi ben differenti.



L'albo segna l'esordio ai disegni di Giuseppe Prisco, autore già presente in più occasioni sulle pagine di Zagor. Prisco offre una prova globalmente riuscita, intepretando la sceneggiatura di Ruju con personalità e senza grosse sbavature. Nelle prime scene, soprattutto per quanto riguarda il volto di Tex, l'artista sembra rifarsi ad alcuni dei tanti maestri che l'hanno preceduto (un nome su tutti: Giovanni Ticci), mentre nelle pagine finali riesce a mostrare maggiore intraprendenza nel rappresentare il "suo" Tex. Per il resto, la cura, la sinteticità e l'eleganza rendono le sue tavole un prezioso suggello per un albo ampiamente promosso.

Merita una piccola parentesi anche la copertina (anzi, le copertine) dell'albo. La cover regular di Claudio Villa (opportunamente riportata anche in quarta di copertina nell'edizione variant dell'albo), si caratterizza per l'interessante scelta dell'inquadratura. I banditi messicani vengono mostrati di spalle sullo sfondo, mentre dietro l'angolo Tex suggerisce alla bella Anita di rimanere composta e in silenzio e osserviamo da vicino Kit Carson che copre loro le spalle. Sebbene il fulcro della scena risieda nelle azioni di Tex, Villa sceglie di mostrarci la scena nella sua interezza, giocando con le ombre dell'ambientazione notturna e offrendo un quadro intrigante che porta il lettore dritto al cuore della storia.

La cover di Claudio Villa.
Altrettanto d'impatto, anche se non strettamente legata alla trama dell'albo, è la già citata variant cover di Alessandro Piccinelli realizzata per Cartoomics. L'attuale copertinista di Zagor ritrae il protagonista in una posa plastica, dinamica, altamente efficace: possiamo "spiare" Tex attraverso un foro nel legno dovuto a un suo sparo con la pistola (la copertina al tatto ha un effetto ruvido che richiama bene quello del legno).


La variant cover di Alessandro Piccinelli.
Come dicevamo in apertura, quest'albo rappresenta un nuovo omaggio al compleanno editoriale del personaggio (e vari altri ci attendono nel corso dell'anno). Del resto, tra soli dieci mesi la serie mensile raggiungerà quota 700 numeri: un traguardo affascinante e da togliersi il cappello, per un personaggio che ha ancora tanto, tantissimo da dire.

Il sommo audace



TEX “Le schiave del Messico”
NUMERO: 690
DATA: aprile 2018
SERGIO BONELLI EDITORE

COPERTINA: Claudio Villa (edizione variant: Alessandro Piccinelli)
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Pasquale Ruju
DISEGNI E CHINE: Giuseppe Prisco








Tutte le immagini © 2018 Sergio Bonelli Editore.

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